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  L'ATTACCO ALLA PALLA: COME, QUANDO, PERCHE'
Scritto da: Admin su Venerdì, 26 Ottobre 2007 - 18:04
 
 
Tattiche di gioco Relazione 2° Stage, a cura di Savino Freda - All. port. Manfredonia Calcio - Sett. Giovanile

Quello che secondo me affascina maggiormente del ruolo del portiere è la possibilità che ha di poter effettuare la parata utilizzando, a volte, tecniche diversificate per ottenere il medesimo risultato, cioè "l'efficacia nella parata".


Infatti possono esservi diverse scuole di pensiero inerenti a una data tipologia d'intervento e devo costatare, nella maggior parte dei casi, che in effetti non cambia di molto l'efficacia nella parata, ma di certo cambia la "filosofia di gioco" del portiere. Assume pertanto rilevanza, nell'ambito dello staff tecnico di ogni società calcistica e principalmente nell'ambito formativo o specialistico del portiere di calcio, la figura dell'allenatore dei portieri, nella misura in cui quest'ultimo incida, con le sue idee e metodologie, nella formazione o specializzazione tecnica del portiere in funzione della tattica di gioco e, nella fattispecie, nell'impostazione di un estremo difensore "attendista" ovvero "d'attacco".

Il necessario preambolo introduttivo all'argomento non va inteso ad estremizzare i due concetti sopra espressi, che, infatti, devono intendersi non in modo antitetico, ma equilibrato. Al portiere devono trasferirsi l'abitudine alla lettura della situazione di gioco e quegli strumenti atti ad interpretare correttamente ed in maniera univoca il giusto atteggiamento tattico da utilizzare in una data situazione per avere la consapevolezza dell'azione motoria da compiere. Di conseguenza, così intesa la figura dell'allenatore dei portieri, il trasmettere la propria filosofia ed i contenuti didattici è ciò che affascina di questo ruolo.

Nei dibattiti inerenti all'argomento in questione, da alcuni il gesto tecnico dell'attacco alla palla è inteso come il fatto che il portiere effettui la parata in tuffo laterale protraendosi in volo non in maniera parallela rispetto alla linea della porta, ma diagonalmente. Questo starebbe ad indicare che il portiere non aspetta la palla, ma l'attacca in diagonale qualsiasi sia l'angolo d'apertura del piede di spinta. Ne consegue che la tecnica da insegnare per attaccare la palla non si discosterebbe nella sostanza dalla tecnica del passo e spinta diagonale. In questo intervento il portiere deve, pertanto, orientare ed eseguire la fase di volo in diagonale avanti.

Questo concetto sicuramente veritiero non descrive, a mio parere, l'attacco alla palla, ma il principio secondo il quale, effettuando la parata in diagonale, è minore la distanza tra portiere e pallone rispetto a quella della parata in tuffo effettuata portando la gamba di spinta solo lateralmente, perchè la traiettoria del pallone va allargandosi man mano che si avvicina alla porta.

Io credo che questo concetto debba intendersi altrimenti, alla luce delle differenti componenti tecniche che contraddistinguono le evoluzioni dell'intervento in "attacco" rispetto a quelle dell'intervento in "diagonale avanti", nonchè della diversa ratio tattica degli stessi.

Il gioco moderno, molto veloce, che spesso vede le difese poste in linea e molto alte, fa sì che il portiere debba compiere degli interventi che esulano dalla "normale" parata nei pali e che, differenziandosi dalle uscite, rappresentano delle chiusure nello spazio compreso tra la linea difensiva e la porta; deve cioè andare incontro alla palla attaccando lo spazio al fine di anticipare l'intervento sul pallone, intercettandolo prima che raggiunga lo spazio utile per la giocata dell'avversario. Questo concetto, trasferito anche nell'area di porta, implica l'adozione di modalità tecniche necessarie per il tuffo in attacco, diverse da quelle per la parata in diagonale avanti. Sostanzialmente una differenza consiste nel tipo di spostamento dell'arto interno (cioè quello più vicino alla direzione del pallone). Infatti il portiere, intuita la direzione della sfera, deve portare in avanti (quindi, non laterale avanti) l'arto di spinta e, dopo aver rapidamente effettuato il caricamento, spingere in maniera esplosiva "attaccando" la palla in avanti: intercettandola.

Un'altra differenza sta nella fase di volo e nell'atterraggio. Nella parata "diagonale-avanti" sui palloni in arrivo a mezz'altezza, durante il volo, la gamba di spinta non deve essere eccessivamente alzata, in modo tale che nell'atterraggio il contatto con il terreno abbia questa sequenza d'appoggi esterni: piede, gamba, ginocchio, coscia, anca e spalla (o pallone-spalla a seconda della scuola di pensiero). Nella parata in "attacco", dopo la fase di spinta (durante il volo), il corpo si dispone quasi del tutto parallelo al terreno e il portiere si protende in tuffo verso il pallone non in modo obliquo ma frontalmente, intercetta il pallone ed "aggrappandosi" a questo lo chiude sul terreno per ammortizzare la caduta e, in questo momento, effettua una rotazione di 90 gradi che gli consente di affrontare l'impatto col terreno lateralmente, poi seguiranno nell'atterraggio: ginocchio esterno, gamba, esterno piede, coscia, anca e spalla.

Come accennato in precedenza, non bisogna estremizzare mai nulla, ma, al contrario, essere attenti nella lettura delle situazioni di gioco e nella valutazione delle traiettorie dei palloni. Basilare per effettuare questa scelta è avere la corretta cognizione dello spazio e del tempo. Sapere quando eseguire l'attacco alla palla è fondamentale per non incorrere in errori madornali. Il ragionamento traduce in significati tattici le diverse evoluzioni tecniche, nel momento in cui le concretizza in azioni motorie efficaci.

SAVINO FREDA
Allenatore portieri Manfredonia Calcio Sett. Giovanile

 
 
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